
...Lo maggior corno della fiamma antica
cominciò a crollarsi mormorando
pur come quella cui vento affatica...
Dante, Inf., XXVI, vv. 85, 87
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legno di tiglio
1988
cm. 36x77,5x21
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legno de tilleul
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linden wood
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Perché sprecare tanto acume e tanto ingegno facendoli languire tra le amorevoli braccia di Penelope?
Questo, immagino, è quanto avrà pensato Dante quando intese narrare, a modo suo, la vicenda umana
del paziente Odisseo, di cui Omero cantò le gesta. Questa grave, possente figura dantesca, disposta
a parlare solo con interlocutori illustri in grado di capire i suoi intendimenti, stava orgogliosamente
eretta dentro la fiamma che l’avvolgeva. Il suo racconto è un inno alla ricerca, alla scoperta, alla
alla conoscenza del mondo e del genere umano. La sua sete di sapere fece sì che egli superasse
qualsiasi remora di ordine religioso, morale, pregiudiziale, affettivo e che, sfidando gli oceani
sconosciuti, si riversasse gagliardamente verso l’ignoto. Tutto filò liscio fino a che la sua curiosità
si limitò alla conoscenza della Natura e dei suoi innumerevoli risvolti, ma non si può speculare
impunemente sul sovrannaturale, senza subirne le infauste conseguenze, non possedendo la dovuta
preparazione, cautela, umiltà e consapevolezza dei propri limitati mezzi. Affrontando con ostentata
sicurezza la pericolosità della sua ultima scoperta ai confini del mondo, incappò nella tempesta che
non gli lasciò via di scampo. Alla fine della narrazione della sua ultima vicenda terrena, la fiamma
infernale, ritta e impettita come era stata, così rimase, fino a che Virgilio, con la dovuta reverenza,
non la invitò a ritirarsi.
